Il complesso architettonico del Palazzo arcivescovile di Capua è formato dall’Episcopio, dal Seminario e dalla chiesa di Montevergine. Il palazzo, a sua volta, ospita a piano terra la biblioteca diocesana, al primo piano, gli uffici di Curia e l’appartamento storico definito “nobile” e al secondo piano gli uffici del Sostentamento Clero e l’appartamento dell’Arcivescovo. Lo stesso Episcopio è collegato alla Basilica Cattedrale, formando così un’unica insula con un’estensione complessiva di 11.200 mq.
Contestualmente alla Torre campanaria, nell’aprile dell’anno 861, il conte Landone I, detto “il cirruto”, concepì l’idea dell’Episcopio. I lavori furono interrotti sei mesi dopo dallo zio Pandone il quale s’impadronì del potere. L’opera fu terminata da Landulfo, vescovo della città e fratello dell’usurpatore. All’originaria funzione abitativa, si sovrappose quella difensiva tanto da giustificare il termine “castrum” già usato, nell’anno 879, dal monaco benedettino Erchemperto. Che l’attuale Palazzo arcivescovile occupi l’area dell’antico “Castrum Episcopi” è stato confermato dalla scoperta dei resti dell’antico castrum durante i lavori di risistemazione della zona delle sepolture canonicali (Chiesa del SS.mo Corpo di Cristo).
L’organismo architettonico ospita a piano terra – oltre alla Biblioteca diocesana – la Chiesa a crociera detta S. Benedetto piccolo. Essa, affiancata all’elegante tromba di scale pipernine, fu costruita dall’arcivescovo Cesare Costa tra il 1563 e il 1599.
Nelle zone sottostanti l’attuale Episcopio si vedono ancora le scuderie con volte a botte che sostengono il piano superiore con parti architettoniche del periodo normanno con influenza arabesche. Ne è prova la facciata rinvenuta nel 1989, composta da tufacce giallastre e pipernino del sec. XII.
Attraverso il portale si accede nel Palazzo arcivescovile: intorno ad una “platea” si sviluppa il corpo della fabbrica a tre piani con destinazioni abitative diverse nel corso dei secoli. Di particolare, a destra, l’ampia scala che è sottolineata da lesene recanti, all’altezza dei due piani superiori, elementi compositi; lì si aprono ampi pianerottoli con balaustre in marmo e piperno, materiale utilizzato per tutti i motivi decorativi di gusto rococò. L’atrio di base alterna due aperture con architrave ed una ad arco ribassato. La parte terminale è illuminata da due finestre sormontanti il cornicione.